Dal 1848 al 1948: dagli Statuti alla Costituzione Repubblicana. Transizioni a confronto, a cura di Sandro Rogari, Firenze, Edizioni Polistampa, 2010, pp. 348, € 26
Questo volume raccoglie gli Atti del convegno tenuto a Firenze l’11 e il 12 dicembre 2008. Promosso e organizzato dalla Società Toscana per la storia del Risorgimento, ha avuto come oggetto le due transizioni costituzionali, quella del 1848 e quella del 1948. L’evento ha fatto parte del complesso di iniziative promosse e coordinate dalla Prefettura di Firenze in occasione della ricorrenza dei sessant’anni dell’entrata in vigore della Costituzione della Repubblica, la massima espressione della struttura giurisdizionale dello Stato, un modello che va ricordato, è da sempre riconosciuto e apprezzato anche in campo internazionale.
La qualità degli elaborati di questo volume si evince dall’alto profilo scientifico degli autori. L’analisi comparata dei due processi costituzionali è fatta dedicando specifica attenzione ad una serie di aree tematiche: gli studi raccolti sono incentrati in prevalenza sulla realtà della Toscana, ma la cornice interpretativa corre sul filo della riflessione comparata su due Risorgimenti letti nella cornice della conquista della libertà e dell’indipendenza nazionale.
Per quanto riguarda i modelli costituzionali e amministrativi, Antonio Chiavistelli analizza la pluralità di proposte che si affacciarono sulla scena politica l’indomani del 1848, che vide l’adozione del modello censitario liberale senza però risolvere il dualismo su cui si appoggiava il discorso pubblico tra spazio nazionale e spazio locale. Giovanni Focardi fa il punto sul caso toscano nel secondo dopoguerra e sui modelli di amministrazione locale proposti dai toscani, dopo un questionario in cinquemila copie che venne distribuito alla fine del 1945 a vari amministratori politici locali e membri del CTLN, per esaminare le opinioni in merito all’assetto del nuovo Stato e sulla suddivisione delle competenze tra il centro e la periferia. Il rapporto tra Costituzione e libertà religiosa viene analizzato nei saggi di Marco Pignotti, che prende in esame il caso del Granducato e l’evoluzione delle leggi leopoldine, e di Ester Capuzzo sulla condizione degli ebrei dagli statuti del 1848 alla Costituzione.
I momenti di transizione, 1848 e 1948, sono uniti anche da un altro aspetto, quello delle culture politiche anticostituzionali, che nel caso della Toscana granducale vennero in qualche modo alimentate dall’atteggiamento di Leopoldo II, come illustra Giovanni Cipriani, mentre nel secondo dopoguerra si materializzarono in un complesso di forme che andavano dai monarchici al fronte dell’Uomo qualunque fino ad alcuni ambienti della destra cattolica. Parlando a Firenze nel 1945, lo stesso Calamandrei tratteggiava un triplice ordine di minacce per la Costituzione. Eterogenei tra loro, ma accomunati da un’avversione ai meccanismi di rappresentanza e alla sovranità popolare, come sostiene Sheyla Moroni. Tra le culture politiche costituzionali non poteva mancare un’analisi della componente cattolica, anche in virtù dei recenti studi che hanno messo in luce come la politica degli uomini della Dc fosse ritenuta espressione diretta della gerarchia ecclesiastica e come fosse stato forte il controllo ravvicinato sulle loro scelte. Nell’altro campo, tra i partiti di sinistra, uno dei temi sui quali si incentrò la riflessione sistematica della rinascita istituzionale, fu quella dell’amministrazione interna, oltre agli intensi lavori per delineare i tratti essenziali dello Stato sociale. La scelta del decentramento rappresentò proprio uno dei principali terreni di convergenza delle forze politiche antifasciste.
Il dibattito nella fase costituente sull’articolazione politico territoriale dello Stato trova spazio nei contributi di Gianni Silei e di Barbara Taverni. Zeffiro Ciuffoletti e Domenico Bruni analizzano il tema della libertà di stampa: il primo affronta uno tra i connotati più importanti che definirono la natura liberale del Risorgimento italiano, e cioè la battaglia contro la censura e per la libertà di stampa: essa rappresentò un punto di unione di tutte le componenti sia liberali che democratiche del movimento risorgimentale. Il secondo nel suo saggio offre uno spunto di riflessione per approfondire il rapporto tra stampa, opinione pubblica e lotta politica in relazione al tema dell’allargamento della sfera della libertà individuale nelle vicende del Quarantotto toscano. La costituzione è nella cultura liberale europea l’origine dei sistemi rappresentativi e la garanzia di un autentico regime di libertà: il principio ispiratore di tutte le costituzioni europee tra Sette e Ottocento è il compromesso tra il potere regio e la volontà della Nazione, fra legittimità dinastica e sovranità. I complessi meccanismi elettorali, l’elettorato attivo e passivo, la rappresentanza politica vengono presentati nel saggio di Marco Sagrestani. Gabriele Paolini analizza il rapporto fra dinastia e classi dirigenti nell’Ottocento toscano, dalla Restaurazione all’Unità, mentre Andrea Ragusa propone al dibattito alcuni elementi di riflessione intorno al nodo del rapporto tra permanenze di tradizionalismo e meccanismi di modernizzazione che investono la società toscana nel secondo dopoguerra. Alessandro Volpi ricostruisce brevemente nel suo saggio i caratteri dei principali momenti di trasformazione del sistema finanziario toscano nell’Ottocento, analizzando anche i termini del dibattito teorico, mentre Marco Cini esamina le ragioni della grave crisi finanziaria che contraddistinse il biennio 1848-49 nel Granducato di Toscana. Francesco Grassi tratta nel finale la manovra di stabilizzazione monetaria guidata dall’illustre Luigi Einaudi nell’immediato secondo dopoguerra, la quale avrebbe inciso sulla struttura produttiva e creditizia del paese nel ventennio successivo.
Con l’organizzazione del convegno e la successiva pubblicazione del volume, la Società Toscana per la storia del Risorgimento si è resa promotrice di una iniziava di grande impegno culturale oltre che di alto profilo scientifico, per ricordare i sessanta anni di uno dei patrimoni più belli, importanti e preziosi del nostro paese: la Costituzione.